Un viaggio iniziato nel 2009 che racconta come il vino italiano possa entrare nelle aule universitarie cinesi — e nel cuore di una nuova generazione.
Quando si pensa alla Cina, spesso la si immagina come un enorme mercato, una potenza in crescita, un’occasione commerciale.
Ma per chi, come Francesco Matera, ha scelto di lavorarci in profondità fin dal 2005, la Cina è soprattutto un mondo da conoscere: fatto di storia, sensibilità, formazione.
E da lì si parte.
L’intuizione: educare per creare valore
Nel 2009, i social cinesi erano ancora in fase embrionale. Le informazioni viaggiavano lentamente, i prodotti italiani erano poco conosciuti e ancor meno compresi.
In quel contesto, la sfida di Francesco Matera e del team cinese coinvolto non era solo “vendere il vino”, ma diffondere la cultura del vino italiano.
La strategia era chiara: colmare le distanze culturali.
Come? Iniziando proprio da chi avrebbe plasmato il futuro: gli studenti.
Il progetto con la Nanchang University
Fu così che nacque la collaborazione con la Nanchang University, una delle più prestigiose università pubbliche cinesi, classificata tra le “Double First-Class University”.
Con sede nella vivace metropoli di Nanchang (capoluogo dello Jiangxi), l’ateneo è considerato una delle eccellenze dell’istruzione cinese. Una realtà con oltre 30.000 studenti, crocevia tra tradizione accademica e apertura internazionale.
L’Aglianico in cattedra
All’interno di un programma dedicato alla cultura occidentale, fu presentata una lezione interamente dedicata al vino Aglianico:
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la sua origine antica, probabilmente greca
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il suo legame con il sud Italia
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le proprietà organolettiche e l’evoluzione in cantina
Alla teoria seguì la pratica: una degustazione guidata di alcune etichette della Cantina di Venosa, accolta con entusiasmo dagli studenti.
Fu un momento straordinario: non si parlava più solo di vino, ma di identità, paesaggi, storie familiari italiane. E fu proprio questa narrazione a colpire la giovane platea cinese, affascinata dalla ricchezza culturale del prodotto.

Una scelta strategica (e simbolica)
In un Paese dove una città di 4 milioni di abitanti è considerata “piccola”, portare il vino italiano tra i banchi di una delle università più elitarie aveva un valore enorme:
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Posizionare l’Aglianico come prodotto di cultura, non di massa
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Creare fiducia nel lungo termine
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Costruire credibilità istituzionale per il futuro dell’export
“Insegnare il vino prima di venderlo è stata la chiave.
La cultura apre le porte dove il marketing non basta.”
— Francesco Matera
Oggi come allora
L’esperienza di Nanchang resta una pietra miliare nel percorso di Procomm in Cina.
Non solo per l’impatto immediato, ma per la visione che rappresentava: educare prima di promuovere, capire prima di proporre.
È da queste radici che nascono i progetti di lungo termine.
Ed è da queste esperienze che nasce la fiducia tra culture.
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